Il rischio cardiometabolico rappresenta una combinazione di fattori metabolici, infiammatori e vascolari che aumentano la probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2.
Condizioni come obesità viscerale, insulino-resistenza, ipertensione, dislipidemia e infiammazione cronica di basso grado contribuiscono in modo sinergico a questo rischio.
Per anni, i modelli tradizionali di valutazione del rischio cardiovascolare si sono basati su parametri clinici standard tuttavia, questi strumenti non sempre riescono a identificare con precisione i soggetti ad alto rischio, in particolare nelle fasi iniziali della malattia.
Per colmare questa lacuna, la ricerca si è concentrata sull’identificazione di nuovi biomarcatori, ovvero parametri biologici misurabili che possano migliorare la capacità predittiva dei modelli attuali. Molti di questi sono rilevabili nel sangue e riflettono processi infiammatori, metabolici, genetici o epigenetici associati al rischio cardiometabolico.
Ad oggi sono stati studiati centinaia di biomarcatori, soprattutto di tipo proteico, infiammatorio o genomico, alcuni dei quali hanno mostrato una correlazione significativa con l’incidenza di eventi cardiovascolari. Tuttavia, il loro impatto isolato sui modelli predittivi si è dimostrato spesso modesto.
L’evoluzione attuale punta verso un approccio multi-omico, che integra dati da diverse fonti biologiche:
- Trascrittomica (profilo di espressione genica)
- Proteomica (profilo proteico)
- Metabolomica (metaboliti)
- Epigenomica (modifiche regolatorie del DNA)
Questa integrazione permette una visione sistemica e dinamica del rischio cardiometabolico, migliorando non solo la diagnosi precoce, ma anche l’identificazione di firme molecolariutili per terapie personalizzate.
L’impiego clinico di biomarcatori ad alta risoluzione rappresenta una nuova frontiera della medicina preventiva. Riconoscere precocemente i soggetti a rischio cardiometabolico e intervenire con strategie personalizzate significa prevenire eventi maggiori, ridurre complicanze e migliorare la qualità e l’aspettativa di vita.